Bruno De Vita

(Per quanto riguarda invece l’altra formazione della sinistra radicale, quella si chiama Sinistra Europea, che ingloba Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani)

è il leader di uno dei tanti movimenti di consumatori, ma che mi dicono essere stato radiato dall’Associazione Stampa Romana per aver licenziato cinque giornalisti che avevano aderito a uno sciopero. E’ un po’ strana questa cosa, spero che abbia modo di rettificare quest’informazione, perché qui a me giungono notizie piuttosto precise, ossia che questo signore, amministratore unico e editore di Teleambiente e della collegata Teleagenzia 1, avrebbe cacciato questi cinque redattori che avevano partecipato allo sciopero del 18 e 19 dicembre 2006. Naturalmente i padroni possono sempre licenziare chi gli pare, purché rispettino le leggi, però essere candidati nella Sinistra Radicale e avere questo concetto del diritto di sciopero è abbastanza strano: guardate che il fatto che la radiazione di De Vita dal sindacato sia stata confermata dalla Federazione della Stampa all’unanimità significa proprio che qualcosa di grosso l’aveva fatto, perché insomma prima di radiare un giornalista in Italia bisogna veramente che ne abbia fatte di tutti i colori.

P.S. Bruno De Vita, nonostante quel che era stato annunciato nella conferenza stampa ufficiale di metà aprile, è stato escluso dalle liste di Sinistra Europea all'ultimo momento. Dunque, non sarà candidato. La sua imbarazzante vicenda, in ogni caso, non getta una buona luce su Sinistra Europea (che peraltro presenta anche alcuni candidati di valore), perchè il gruppo Consumatori Uniti guidato da De Vita fa parte dell'alleanza con Prc e Pdci e compare nel logo della Lista insieme agli altri partiti. "Mi hanno chiesto di non fare polemiche fino ai risultati elettorali", ha dichiarato De Vita all'Ansa il 28 aprile, "ma c'è stato un problema politico, innanzitutto. L'accordo era fare una lista anticapitalista che strada facendo è diventata di nuovo quasi solo comunista. E poi abbiamo avuto forti dissensi su come rappresentare l'impegno dei difensori dei diritti dei consumatori nelle candidature. Alla fine abbiamo deciso di rinunciare".